Potrebbe esserci un errore di metodo nell’indagine epidemiologica alla base della diffusione così veloce in Italia del Coronavirus, tanto da farci superare il caso della Corea del Sud.
Il problema starebbe nella ricostruzione della “filiera” del contagio.
Più precisamente, l’intoppo sarebbe nella celerità di questa stessa ricostruzione, tanto da isolare in brevissimo tempo tutti coloro che vi rientrano e, così, circoscrivere l’epidemia a piccole zone geografiche, impedendo il diffondersi della pandemia.
Ad affermarlo è un professore universitario, Carlo Alberto Carnevale Maffè, che insegna Strategia presso la Scuola di Direzione Aziendale dell’Università Bocconi.
Il docente su Twitter si sta sgolando – in senso virtuale – affinché anche il nostro Paese adotti il metodo che in Cina e, soprattutto, in Corea del Sud, ha fatto invertire bruscamente la tendenza di espansione dell’epidemia.
“Contact Tracing” è la denominazione del metodo, cioè la semplice ricostruzione dei “big data”, più semplicemente, dei dati estratti dai telefoni cellulari dei singoli malati di Coronavirus, per circoscrivere ed evitare la diffusione del virus.
“La Corea del Sud sta sconfiggendo l’epidemia anche grazie a semplici tecnologie di contact tracing del contagio su smartphone. In Italia è stato proposto alle autorità l’uso delle stesse tecnologie, settimane fa, ma hanno preferito il modulo cartaceo con l’autodichiarazione”.
Ecco uno dei disperati tweet del professore, mentre Regione Lombardia e Governo si “beccavano”
…. e poi a Roma qualcuno ha uscito la genialata di emettere un Decreto dettato dai social: #iorestoacasa!
Intanto, però, non si adottano altre misure, capaci di aumentare l’efficacia degli sforzi immani del Governo, della nostra eccellente Sanità e di noi cittadini.
E magari, come gli abitanti di Codogno, i sopravvissuti di tutta Italia il 3 aprile avranno paura di uscire da casa.
#IORESTOACASAMAVOIAGITE
#AGITECAZZO!