“Manca un minuto alla mezzanotte sull’orologio del giorno del giudizio”, insomma, l’Apocalisse climatica è praticamente vicina.

A dichiararlo non è uno squinternato fuggito da un reparto di psichiatria e neppure Greta Thunberg, snobbata dai potenti della Terra.

A dirlo è il primo ministro britannico, Boris Johnson, che, citando James Bond, da l’idea di quanto siamo in ritardo per disinnescare l’ordigno dell’Apocalisse, nel corso del discorso inaugurale del Cop26, la conferenza dell’Onu sull’emergenza climatica a Glasgow.

“Ma siamo ancora in tempo”, aggiunge l’inquilino di Downing Street, lasciando quello spiraglio aperto per far ancora sperare.

Fuori dal summit ci sono Greta e gli altri attivisti che qualche deficiente definisce i “gretini”.

Per Thunberg rimane tutto un bla-bla-bla: i veri leader non sarebbero governanti, ma loro, quei giovanissimi armati di cartelli e di rimproveri al mondo dei grandi.

In effetti, appaiono un po’ tardivi gli appelli accorati, compreso quello di Mario Draghi che ormai qualunquemente usa il “whatever it takes”.

E lo sono soprattutto in assenza della Cina, uno dei Paesi più responsabili di emissioni di Co2.

Appare più che lecita, dunque, l’affermazione sull’inefficacia dei proclami, da parte dei ragazzi che protestano fuori dal Cop26.

Non c’è una programmazione seria sugli interventi.

Non si sa neppure quali interventi decisivi prendere!

Pare che si stia gridando “al fuoco” quando il fuoco ha già bruciato la casa!

Ma allora perché scomodarsi così tanto?

A che servono i proclami, quando il Pianeta è sull’orlo del disastro?

Non si sapeva, forse, almeno da 30 anni che l’anidrite carbonica stava avvelenando la Terra?

A cosa vogliono prepararci i potenti?

Chi ha la risposta a queste domande che in tanti ci poniamo?