Qatar: i calciatori europei che negano i diritti Lgbtq+ e la Nazionale iraniana che sfida il regime degli ayatollah rischiando il carcere

Potere e soldi sono più forti dei Diritti umani.

Hanno rinunciato ad indossare la fascia arcobaleno One Love tutte le squadre europee.

La richiesta della Fifa, a non esibire il simbolo per la lotta della comunità Lgbtq+, pena l’ammonizione, ha avuto il suo effetto: tutti i proclami fatti dalle squadre prima di partire alla volta del Qatar sono falliti miseramente.

Il timore di ricevere penalizzazioni durante il Mondiale di calcio è stato più forte di qualsiasi ideale.

In campo – o meglio, a bordo campo – c’è stata solo una fascia One Love.

L’ha indossata Alex Scott, conduttrice dell’emittente televisiva britannica Bbc ed ex calciatrice della nazionale inglese.

La stessa commentatrice sportiva ha poi diffuso le immagini con il simbolo sulla sua pagina Instagram, che conta oltre un milione e 700mila follower.

Certo questo gesto della Scott non piacerà alle autorità del Qatar, ma al momento non si sono registrate reazione ufficiali.

A dire il vero, lo stesso Qatar ha negato di aver mai posto il divieto, dichiarando che questa è stata solo una decisione della Fifa.

Naturalmente c’è da pensare che la Federazione abbia ricevuto in sede ufficiosa tante e lati pressioni, da non poter fare a meno di diramare la nota indicazione di portare al braccio solo il simbolo autorizzato e non la fascia One Love.

Davvero triste la retromarcia dei capitani, come nel caso dell’inglese Harry Kane, che fino a poche ore prima della partita contro l’Iran dava per certo che non si sarebbe piegato alla regola imposta.

E invece no! All’uscita in campo, occhi puntati sul braccio di Kane, ma niente: la One Love non c’era.

Ma in quella partita il gesto eclatante è stato, invece, dei calciatori dell’Iran, che non hanno cantato l’inno nazionale.

Gli atleti iraniani hanno così protestato contro le violenze sulla popolazione che si sta ribellando contro l’oppressione soprattutto nei confronti delle donne.

E loro non rischiavano solo un cartellino giallo, ma molto di più una volta tornati nel loro Paese.

Per la Nazionale iraniana, che ha sfidato il regime degli ayatollah di fronte al mondo, potrebbero esserci l’arresto e pene pesantissime.

Uno schiaffo morale sonoro ai calciatori milionari dei democratici Stati europei, che per timore di non poter portare avanti lo show si sono ricoperti di ridicolo, negando i loro stessi propositi e con essi i diritti Lgbtq+.

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