Le nuove regole varate ieri dal Consiglio dei ministri a Cutro non si sono per nulla occupate dei salvataggi in mare.
Ci si chiede, allora, che ci sono andati a fare la presidente del Consiglio e i suoi ministri sul luogo della tragedia, se non si sono occupati del tema più scottante dei morti nel naufragio del barcone e neppure si sono recati a rendere omaggio alle salme e a offrire solidarietà ai parenti o a visitare la spiaggia dove è avvenuto il doloroso episodio?
Meloni, invece, si è preoccupata di sviare l’attenzione – come fatto in precedenza da lei stessa ,dai ministri Piantedosi e Salvini e da tutti gli altri ministri e parlamentari del centrodestra -.
Infatti è stato messo in atto il più farlocco scaricabarile che poteva esserci, attaccando Frontex e i trafficanti, oltre ad annunciare l’ampliamento delle quote per l’immigrazione regolare.
Ma neppure è stata spesa una parola per garantire sicurezza a chi si mette su un barchino per i viaggi della speranza.

Ma andiamo con ordine. Meloni ha di fatto puntato il dito su Frontex, l’Agenzia europea della Guardia di frontiera e costiera, per non aver avvisato della presenza dell’imbarcazione con i clandestini a bordo, quando questo si trovava nelle acque della Grecia: “Perché Frontex – si è chiesta la premier in conferenza stampa – segnala dopo 3 giorni l’imbarcazione e solo quando è in acque italiane? Uno potrebbe chiederselo, perché prima di arrivare in acque italiane, secondo la geografia, ha attraversato i mari di altre nazioni”.
Alla domanda di Meloni la risposta più naturale può essere che l’elicottero di Frontex, quello che è di competenza della porzione italiana, la Themis, ha avvistato in quel momento il natante. Di certo, sarà Frontex stessa a fornire le spiegazioni del caso.
Passando al Decreto-Legge che modifica l’articolo 12 del Testo unico sull’immigrazione, è stata previsto l’aumento delle pene per scafisti e sfruttatori della tratta di esseri umani.
Per chi “promuove, dirige, organizza, finanzia o effettua il trasporto di stranieri nel territorio dello Stato”, è stata fissata la reclusione da 2 a 6 anni (invece che da 1 a 5) e, in presenza di aggravanti – come esporre i migranti a pericolo per la vita o per l’incolumità o sottoporli maltrattamenti –, la pena sarà da 6 a 16 anni (invece che da 5 a 15). Invariata, invece, la sanzione pecuniaria di 15mila euro per ogni individuo oggetto di tratta.
Ma sarà l’inasprimento delle pene a scoraggiare gente senza scrupoli a mettere in mare o su camion di fortuna quei disperati? Qualche dubbio in proposito è lecito.
Varato pure il Dpcm sulle quote dei migranti stabilite in modo triennale, quindi, per iniziare, per gli anni compresi tra il 2023 e il 2025.
La preferenza è stata individuata per Paesi che, “anche in collaborazione con lo Stato italiano, promuovono per i propri cittadini campagne mediatiche sui rischi per l’incolumità personale derivanti dall’inserimento in traffici migratori irregolari”.
Ma che incidenza può avere uno spot televisivo o un manifesto su chi rischia, ad esempio, di vedersi tagliata la gola dai talebani?
Inoltre, è stata stabilita la possibilità di richiedere il permesso di soggiorno in Italia anche per coloro che parteciperanno a corsi di formazione professionale e civico-linguistica organizzati dall’Italia nei Paesi di partenza.
Tutta questa questione delle quote non ha nulla a che vedere, però, con l’immigrazione, piuttosto risponde all’esigenza delle industrie e del settore dell’agricoltura che, si conta, hanno una carenza di circa 200mila unità di manovalanza, come dichiarato dalle associazioni di categoria.
Insomma, ci sceglieremo chi far venire a lavorare un po’ come facevano nella Virginia di Kunta Kinte.
In conclusione, Meloni è andata a Cutro per respingere con veemenza ogni accusa di responsabilità politica, additando solo Frontex e gli scafisti, facendo passare il messaggio che non conviene avventurarsi in mare e rischiare la vita, così come aveva fatto il ligio Piantedosi.
Zero pietà, zero solidarietà verso gli uomini, le donne e i bambini morti. E restano per terra quei peluche lanciati al suo passaggio per le strade di Cutro.
Meloni a Cutro non ha fatto nulla di più e nulla di diverso di ciò che poteva fare a Palazzo Chigi. Forse era meglio se restava a Roma.