Riecco il Ponte: Salvini ci sta regalando l’ennesima bufala di propaganda?

Rieccolo il Ponte sullo Stretto, l’argomento più gettonato in tempi elettorali, anche se adesso non siamo in campagna elettorale. Ma per Matteo Salvini è sempre il tempo giusto per fare propaganda.

Il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto per la ricostituzione della società Stretto di Messina SPA, primo passo per riprendere il percorso di progettazione e realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina, un’opera pubblica complessa e costosa di cui si parla da decenni e che ciclicamente torna al centro del dibattito pubblico.

Tuttavia, il decreto,  il cui testo è ancora stato per i necessari approfondimenti tecnici, è stato approvato “salvo intese”, una formula utilizzata per sottolineare che non c’è ancora nulla di definitivo, anche se il ministro alle Infrastrutture, manifesta trionfalismi. 

Ed è proprio la formula “salvo intese” che sottolinea la volatilità del di un progetto che, già in passato, al di là delle posizioni politiche, ha sempre fatto evidenziare le difficoltà di realizzazione per le ben note problematiche di natura ambientale, tecnica e finanziaria.

Ma Salvini ha puntato sulla mega opera, investendo la maggior parte dei suoi sforzi sia per ottenere il dicastero che per portarlo avanti.

Insomma, il leader della Lega si può dire che è soprattutto il ministro del Ponte, ovvero lui vorrebbe passare alla storia per questo, almeno nelle intenzioni.

Ma per Salvini basterebbe che questa sua battaglia per il Ponte lo porterebbe, magari, a superare la sua amica/rivale Giorgia Meloni e sfilarle sotto il naso la Presidenza del Consiglio dei Ministri al prossimo turno, sempre che la destra-centro abbia un’altra chance.

Con la riesumazione della Stretto di Messina, società mai chiusa bensì in liquidazione, riecco nel frattempo una nuova emorragia di fondi pubblici che, in realtà, non si è mai fermata.

Infatti, ammonta a ben 1,2 Miliardi di Euro la cifra sborsata dal 1981  anno di nascita della Spa – per il Ponte senza essere stato realizzato. 

E non è finita qui, perché lo stillicidio continua, con 1500 Euro al giorno bruciati dal 2012, da quando, cioè, la Stretto di Messina è stata messa in liquidazione. Il commissario liquidatore, l’avvocato Vincenzo Fortunato, capo di gabinetto del ministro Giulio Tremonti nel secondo Governo Berlusconi, e poi dei Governi Prodi e Monti, intasca un compenso da 120mila euro l’anno come parte fissa, più 40mila di parte variabile. I tre commercialisti del Collegio dei revisori la parcella è di 9mila Euro l’anno per il presidente e 6mila per gli altri due componenti.

Da rilevare che la società non è stata chiusa a causa del contenzioso con Eurolink, che oggi vale 700 milioni di Euro, oltre le cause con i proprietari dei terreni espropriati in cui sarebbero dovuti sorgere i piloni del.

Insomma, la storia del progetto del Ponte dello Stretto di Messina è segnata da una serie di tentativi falliti, aperti e chiusi dai politici al Governo di turno, oltre che bloccati dalle difficoltà tecniche e dagli ostacoli burocratici.

Adesso Salvini promette di farlo. O è l’ennesima bufala?

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