Rdc: si diano soluzioni serie, come il ritorno della riserva nei Bandi dei Concorsi Pubblici

Il Governo targato Meloni ha annunciato di mettere mano al Reddito di Cittadinanza, come promesso in campagna elettorale

La modifica prospettata riguarda principalmente la sospensione del beneficio per sei mesi – o forse per sempre – ai danni di coloro che sono reputati idonei al lavoro.

Si tratta di 660mila persone ovvero 660mila famiglie, che di colpo potrebbero trovarsi senza il sostegno che fino ad ora ha permesso di uscire dalla povertà o, quantomeno, di poter comprare da mangiare.

“Nessuno ha mai detto che chi non potrà lavorare verrà lasciato indietro — ha detto Marina Calderone, Ministro del Lavoro. — Non credo sia questo il messaggio che si deve trasferire. Invece bisogna far passare il messaggio che chi è in condizione di lavorare deve trovare la giusta collocazione”.

E ciò dovrebbe avvenire attraverso un percorso di formazione e politiche attive, con contributo del Fondo sociale europeo.

E chi da garanzia che, trascorso il periodo di formazione, si potrà ottenere un lavoro? E quali sarebbero le “politiche attive” che possano indurre le aziende ad assumere?

Fino ad ora questo tipo di interventi hanno sempre portato a scarsi risultati.

Ma perché si è arrivati a questo punto?

Semplice: il RdC non ha funzionato nella sua parte riguardante l’immissione nel mondo del lavoro per i disoccupati beneficiari.

E certo! Il ruolo dei Centri per l’Impiego e dei navigator è stato un fallimento annunciato!

Dove sono le grandi, medie e piccole imprese che vi si rivolgono per trovare nuovi dipendenti?

Chi è disposto a fare nuove assunzioni con contratti di lavoro che disciplinano orari e retribuzioni?

Sono pochi così come sono stati pochi i percettori di RdC che effettivamente hanno trovato un impiego.

E lo Stato, che è la più grande azienda con migliaia di dipendenti, cosa ha fatto fino ad ora di diverso dal chiedere ai privati di rivolgersi ai Centri per l’impiego?

Nulla! Lo Stato non ha fatto nulla per fare uscire definitivamente le famiglie dall’indigenza, offrendo lavoro e dignità.

Eppure lo Stato, insieme a tutti gli altri Enti pubblici, è la più grande azienda, con milioni di dipendenti.

E allora, perché proprio lo Stato non potrebbe creare una corsia per tutti i disoccupati d’Italia e, in particolare, per i percettori di Rdc che, proprio grazie alla certificazione derivata dalla domanda del Reddito , versano nella condizione di disoccupazione e nella povertà certificata dall’Isee.

La soluzione non è fantascienza, ma un criterio simile a quello che fino ad anni era inserito nei Bandi dei Concorsi Pubblici.

Infatti, nell’elenco dei titoli preferenziali, risultava anche l’iscrizione nelle Liste di disoccupazione degli Uffici di Collocamento.

Poi, sono scomparsi gli Uffici di Collocamento – soppiantati dagli attuali Centri per l’Impiego ed è scomparsa anche la riserva per gli iscritti.

Un Governo che vuole davvero risolvere il problema della disoccupazione e che vuole davvero dare un futuro ai percettori di Rdc abili al lavoro, piuttosto che mandarli a fare corsi di formazione, deve farsi carico in modo serio e fattivo della risoluzione del problema.

Inserire nei titoli di preferenza dei Concorsi Pubblici anche la voce “Percettori del Reddito di Cittadinanza”, con la relativa attribuzione di un punteggio, potrebbe essere la soluzione.

Fino ad ora, nel lungo elenco degli aventi diritto alla riserva vi è una voce che può aiutare le famiglie, ovvero “i coniugati e i non coniugati con riguardo al numero dei figli a carico”, ma ciò non basta, perché questo vale anche per chi ha già un’altra occupazione e per tutti gli altri titolari di titoli.

Per poter, dunque, mettere al pari degli altri i percettori di Rdc, si crei una nuova ed equa voce nei Bandi dei Concorsi Pubblici.

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