Matteo Messina Denaro, la latitanza il segreto di Pulcinella? C’è stata trattativa?

C’è voce che si facevano persino dei tour turistici alle prime luci del mattino, per andare a vedere Matteo Messina Denaro in un bar dove era solito andare.

Ma allora la sua latitanza era il segreto di Pulcienella? Davvero tutti sapevano?

Si faceva persino selfie con la gente, come in quella foto con l’infermiere della clinica La Maddalena in cui si curava e chattava con altri pazienti.

“Per trent’anni ci hanno mangiato tutti”? come ha afferma un abitante di Castelvetrano nell’intervista a Cartabianca di Rai 3 andata in onda ieri sera

Certo, se il latitante più famoso d’Italia è rimasto nella sua Sicilia, nella sua Trapani, nella sua Castelvetrano, qualcuno lo avrà visto, qualcuno necessariamente doveva sapere.

Ed è legittimo chiedersi se ci sia stata trattativa o meno, se, dopo decenni di libera circolazione, di una vita trascorsa senza rinunciare al lusso di cui era maniaco, il boss improvvisamente viene acciuffato.

In rete circolano supposizioni legate all’intervista al pentito Salvatore Baiardo realizzata da Massimo Giletti. 

Baiardo nella puntata del 5 novembre scorso fa delle rivelazioni shock: “L’unica speranza dei Graviano è che venga abrogato l’ergastolo ostativo” e sul nuovo Governo: “Che arrivi un regalino?…Che magari presumiamo che un Matteo Messina Denaro sia molto malato e faccia una trattativa per consegnarsi lui stesso per fare un arresto clamoroso?”. Poi sulla trattativa Stato-mafia: ”Non è mai finita”. 

Il nodo per molti appare proprio l’ergastolo ostativo, messo in discussione prima dalla Corte europea dei diritti dell’uomo che, nel 2019, stabilisce che la limitazione prevista per chi non collabora va contro i principi della Convenzione sui diritti umani, poi dalla Corte Costituzionale che, ad aprile del 2021, stabilisce che questo divieto assoluto è incompatibile con la Costituzione, lasciando la decisione al Parlamento. Ma la nuova legge non arriva e, in imminenza della scadenza, della proroga, il Governo Meloni vara il decreto per impedire le “scarcerazioni facili”, con nuove regole: per accedere ai benefici penitenziari i condannati per reati di mafia che non collaborano con la giustizia dovranno aver riparato il danno alle vittime e dimostrare di aver reciso i rapporti con i clan, allegando “elementi specifici”, che consentano “di escludere l’attualità di collegamenti, anche indiretti o tramite terzi, con il contesto nel quale il reato è stato commesso”. 

Certo, la pezza rischia di essere peggiore del buco, se un mafioso riesce a provare quelle condizioni poste dal Governo Meloni ed uscire dal carcere.

Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi nell’intervista pubblicata oggi dal Corriere della Sera smentisce qualsiasi voce di trattativa con la mafia. “Lo Stato non ha negoziato l’arresto del boss mafioso, questo è un risultato limpido, senza retroscena. Chi cerca di metterlo in dubbio fa un grave errore in malafede”.

Il 9 gennaio scorso – soltanto nove giorni fa! – Piantedosi auspicava che Messina Denaro venisse catturato al più presto, riservandosi di non poter rivelare se era a conoscenza di ultimi sviluppi.

E, guarda caso, quell’auspicio del ministro si è realizzato.

Ma anche le parole di Baiardo si sono altrettanto realizzate!

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