Iniziato il secondo giro di consultazioni per la formazione del Governo Draghi, ancora sono tanti i dubbi e i nodi da sciogliere.
Intanto il presidente del Consiglio incaricato nell’incontro con Maie, Azione e +Europa, Cambiamo di Toti, Centro democratico di Tabacci, il gruppo Autonomie del Senato e le minoranze linguistiche, anticipa le macro aree del programma su cui cerca di ottenere la più ampia maggioranza: pubblica amministrazione, fisco, giustizia civile. Inoltre, ipotizza l’allungamento dell’anno scolastico fino alla fine di giugno, per recuperare quanto perso in questa emergenza Covid.
Il consenso dell’ex presidente della Bce è in bilico tra la svolta europeista di Matteo Salvini – che però ora dovrà vedersela con gli europarlamentari della Lega, per un “conversione” al Recovery Fund e, di conseguenza, al voto a favore del regolamento ad esso connesso – e il Movimento Cinque Stelle.
A questi ultimi giunge proprio l’appello di Giuseppe Conte: “è comprensibile anche che ci siano delle perplessità” ma, aggiunge, “la compattezza è un valore in sé”. E tra paventate spaccature e aspirazioni di alcuni – vedi Di Maio che punterebbe a rientrane nella squadra di Governo -, tra il i grillini serpeggia la diffidenza, alimentata da un Alessandro Dibattista scatenato nel suo ormai quotidiano attacco frontale a Draghi, ripostando sui social quanto scritto precedentemente – “Draghi non è cambiato, non si è convertito all’interesse generale, non ha preso coscienza delle perversioni del liberismo. D’altro canto un capitalista finanziario è per sempre” – oppure ironizzando che “ad oggi, la sola cosa che il Professor Draghi ha effettivamente moltiplicato, sono i titoli derivati italiani. Fu sotto la sua direzione del Tesoro che vennero sottoscritti contratti su contratti sui derivati, molti dei quali sono risultati tossici”.
Tuttavia, decisivo per il M5S è il voto sulla piattaforma Rousseau, previsto a partire dalle 13 dell’11 febbraio e fino alle 13 del giorno successivo. Ancora non sono noti i questi: “Dopo l’incontro con Draghi avremo elementi chiari, a quel punto faremo votare gli iscritti”, chiarisce Vito Crimi. Sarebbe, dunque, necessario sapere “qual è il perimetro della maggioranza che supporterebbe questo governo, se sarà composto di soli tecnici o anche di esponenti che siano espressione delle forze politiche”, ribadisce il capo politico dei Cinque Stelle, piuttosto che preoccuparsi preventivamente, proprio come sta accadendo all’interno del Movimento.