Giornata contro la violenza sulle donne: diciamo no anche alle molestie nei luoghi di lavoro

Quante donne si sono ritrovate a doversi concedere al proprio datore di lavoro per non essere licenziate?

Quante donne hanno subito richieste ad un colloquio di selezione?

Quante donne hanno perso il proprio impiego per essersi rifiutate?

Nella Giornata internazionale contro la violenza sulle donne bisogna far luce anche su un fenomeno che è più diffuso di quanto si possa immaginare.

Purtroppo la maggior parte dei casi non emerge, perché le vittime hanno paura a denunciare, proprio per non rimanere senza un’occupazione.

E purtroppo, bisogna dirlo, anche perché c’è chi sottostà consenziente a questa schifosa abitudine di molti uomini in posizioni apicali nelle aziende.

Ci vuole tanto coraggio, dato dal senso di dignità, per dire no a certe deprecabili pratiche.

Le molestie sessuali sono reato.

E non è necessario che si arrivi a consumare un rapporto.

Richieste, frasi volgari, la pacca sul sedere, un bacio sul collo: anche in questo caso si tratta di azioni querelabili.

Si configura la tentata estorsione o la violenza privata, a seconda delle modalità, se ci sono le minacce, anche velate, il ricatto che pone la lavoratrice di fronte alla scelta o di sottomettersi o di rischiare di perdere l’occupazione.

Nel caso in cui dovesse arrivare il licenziamento, questo è nullo perché discriminatorio. La lavoratrice, in questo caso, deve essere reintegrata e ricevere le mensilità non corrisposte.

Il datore di lavoro deve, piuttosto, tutelare i suoi dipendenti ed è responsabile anche di quelle molestie effettuate da altre persone nell’ambito dell’azienda.

Spesso non si denuncia per paura di non poter provare quanto accaduto.

Ebbene, la stessa testimonianza della donna potrebbe bastare. Certo, se venisse avvalorata da altri soggetti sarebbe meglio.

Poi c’è un altro modo per incastrare il manager maniaco: registrare le conversazioni che lo inchioderebbero senza alcuna via di uscita.

Le donne devono essere consapevoli che, per lavorare, non c’è bisogno di acconsentire e diventare oggetto del passatempo di certi individui.

Diciamocelo, ci sono donne che ritengono che questa sia una scorciatoia molto utile, ma a quel punto sarebbero moralmente delle complici, per gli ulteriori atteggiamenti contro chi, invece, non li accetta.

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